Domande non retoriche

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Dire che le guerre sono un’arretratezza che ci piomba addosso? È possibile dirlo? Penso di sì. Come dire che una dittatura è meglio! Come dire che i DIRITTI UMANI sono un elenco di improbabili principi. Una burla giuridica. Un esercizio da perditempo. Arretratezza e arretrare sembrano le cifre di questo tempo. Tornare indietro per afferrare qualcosa che solo per essere nel PASSATO è buono in sé. Arretrare, come regredire, come bruciare in un colpo solo o in ripetuti colpi, il buono del progresso culturale, tecnico e scientifico. Ma anche politico. Che dai precedenti tipi di progresso qualcosa dovrebbe attingere. E invece no. Ci ritroviamo ad assistere sgomenti alle guerre di altri. E a prefigurare anche noi qualcosa del genere. Certo per difenderci! Offendere e difendere divisi da un labile confine. Per l’appunto : confine!!!
Arretrare e regredire. Ciò che nessuno più farebbe in città : muoversi in calesse con un cavallo o una coppia di cavalli (bello di per sé, ma inattuabile) la nuova politica lo esige per le nostre menti. Arretrare, arretrare, regredire, regredire!! Non parlarsi, ma spararsi, bombardarsi, fare violenza.

È inevitabile? Per ora sembra di sì a giudicare dalle circostanze nazionali e internazionali.
Come evitare questa deriva?
Forse è possibile se si rimette in moto il pensiero, se si resetta il passato mitizzato, se rispunta una qualche proposta per costruire una società con più giustizia sociale, più eguaglianza, più lavoro dignitoso. Con una parola più civiltà. Un’idea nuova, un progetto da qui in avanti. Ma per ora solo da qui in- dietro.

30 aprile 2024 by Penna a sfera


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