
Il suono dei due verbi è simile. Il primo esprime la gioia in un pranzo concentrata nell’atto finale di alzare i calici.
Il secondo esprime un timore combattuto col mettere in sicurezza un luogo, una situazione, un evento.
Fa specie quando a essere protetto e BLINDATO è lo sport. Sono almeno 50 anni che questa situazione INNATURALE e PARADOSSALE esiste ed è ACCETTATA come se fosse NATURALE.
Fateci caso con quanta enfasi i cronisti parlano di partita blindata o superblindata e dell’ingente schieramento di Forze dell’Ordine schierate, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
La stessa cosa si ripete per le OLIMPIADI DI PARIGI.
BLINDARE una manifestazione sportiva è il segno della sconfitta della intera società.
E non può essere motivo di orgoglio sciorinare i dati sul numero di agenti impiegati, di tiratori scelti appostati, di cani antiesplosivo pronti a intervenire. Casomai è il segno di una sconfitta.
Non che la presente situazione non lo richieda!! Eccome!!
Ma mai una riflessione su come si è ridotto un mondo che ha trasformato l’evento LUDICO per eccellenza che è lo sport in realtà violenta come nel caso delle partite di calcio o sottoposta a possibile violenza come nel caso delle Olimpiadi.
La competizione sportiva è in sé l’espressione simbolica e pacifica delle competizioni umane che si esprimono anche nella violenza e nella guerra.
Fino agli anni 50 e primi 60 andare allo stadio era una festa assoluta. C’erano gli “sfottò” gli scherzi tra opposti tifosi. Ma non c’era la violenza, non c’erano le INGENTI forze di polizia.
Si è persa la memoria storica di un passato relativamente recente in cui le cronache odierne erano inconcepibili.
Dai primi anni 70, soprattutto dalla strage di Monaco del 72, l’essenza simbolica e pacifica dello sport viene, almeno per ora, irrimediabilmente violata.
Ancor più straniante appare l’antica sospensione delle guerre durante i Giochi Olimpici.
Chi oggi la propone è guardato come un marziano. Come minimo!
29 luglio 2024. Penna a sfera

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