Foto di paoladark

Se il mio nick è gattapazza lo devo a lei, nove chili di gatta similnorvegese tarocca, perchè non viene da Oslo o da qualche paesino che si affaccia sul mare dai fiordi ma da una scatola di scarpe dove si trovava a due mesi con la sorellina, sulla Nettunense, sorellina che era grande la metà e io avrei dovuto farmi una domanda.
La domanda non me la sono fatta e l’ho presa perché piangevo la scomparsa di Gorgonzola, una gatta giovane che avevo perso.
Uno scricciolo peloso e isterico che mordeva il trasportino con tutte le sue forze, urlando come un’invasata.
Arrivata a casa ha mangiato tutto quello che era commestibile, spennata, magra e ci dicevamo in famiglia, “quanto è bruttina” sembra uno scarabocchio, non basta, mordeva, graffiava, si avventava su Ciripì il mio gattone grigio grande venti volte lei, gli saliva in groppa cavalcandolo, gli fotteva ..ehm , mangiava tutte le crocchette e lui aspettava, la lasciava mangiare e solo quando lei con una pancia enorme aveva finito, timidamente mangiava i resti.
Mi veniva vicino ma non più di tanto, facendo un po’ di fusa e ci stava a qualche grattino, almeno fino a che non si innervosiva, soffiava e addentava un polso.
Allora ho capito che era pazza e un po’ crudele (come può esserlo un gatto, cioè mai come un umano), le ho dato il nome da fetente che meritava, “Lucrezia Borgia”.
Cresciuta è diventata bellissima, montagna di pelo morbido, occhi verdi , si è meritata quintali di fotografie, cresciuta anche troppo, credo abbia sfiorato i dieci chili, è molto grande di suo, ma dopo la dieta o quasi dieta ora ne pesa nove.
Regina indiscussa e indiscutibile della casa, dopo la morte di Ciripì, il gattone buono e grigio, ho tentato l’ingresso di ben due gatti uno rosso e uno nero perché mi è sempre piaciuto averne due.
Serate d’incubo, agguati, appostamenti, soffiava in continuazione al malcapitato che cercava di entrare nella sua cuccia o di mangiare.
Niente, i nuovi inquilini sono tornati dalle volontarie, mi è stato detto che forse è una femmina Alpha, non se lo sia, ma sicuramente è pazza.

Eccolo il suo sguardo quando è arrabbiata, pupille dilatate e pronta all’attacco. Quando ti guarda così è buona cosa defilarsi altrimenti finiamo con in mano cotone e acqua ossigenata perché sua altezza si è arrabbiata.
Ma io la amo, perché ha imparato a parlare, certo in gattese, lingua che ancora non interpreto correttamente.
Quando si torna a casa, lei dalla sedia ci guarda e vocalizza, miagolii sottili di piacere, se la accarezzi chiacchiera, gorgoglii dolci, fusa.
Quando si sta davanti al televisore lei occupa letteralmente una parte del divano e sta con noi.
Abbiamo capito e ho capito che anche lei sa amare, solo che è pazza, e come molti pazzi è geniale e intelligente e ti racconta in gattese tante cose.
Se apro la porta di casa e sorrido è perché la mia avvelenatrice mi aspetta, passiamo anche serate sulle sedie in terrazza e io so che è contenta ormai la conosco.

Questo è il suo sguardo tenero quando mi fissa mentre sono al pc, in silenzio, come i gatti fanno quando cercano di raggiungere i nostri pensieri.
Grandi occhi verdi e limpidi che mi guardano curiosi e capisco che ci siamo sintonizzate, i pensieri in gattese e in italiano si sono confusi e fusi, e, questo mi piace molto.
La mia (so che non sarà mai mia) gattapazza Lucrezia è tante cose, è casa, è parte della famiglia, è discreta presenza nelle stanze, con lei parlo, rido quando fa cose buffe, la fotografo cercando di catturare lampi della sua bellezza.
Incontenibile, arrogante, dispotica, folle, presuntuosa, padrona incontrastata di tutto e tutti, bella e impossibile insomma.
Ma resta che è la mia regale padrona e signora e la invidio , mi piacerebbe somigliare un po’ alla mia Lucrezia, non fosse altro per la sua nobile indifferenza alle pochezze umane.
9 novembre 2024 🐈gattapazza

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