
Foto di paoladark/gattapazza
Mi piace l’alba, da sempre , è la mia pausa, il momento solo mio.
Ma da sempre mi piace svegliarmi presto, sedermi in terrazza, con un caffe grattando la testa al mio gatto, i piedi appoggiati alla ringhiera.
Anche la notte è fatta per pensare, per scrivere per creare.
Io e lui, ora ho una lei.
Mentre a casa si dorme ancora.
Mi prendo il mio spazio.
Sapessi scrivere poesie, lo farei.
Mi hanno consigliato di scrivere quello che penso la mattina presto.
Non lo faccio, perché mi resta quel residuo di sonno che non me lo consente.
Mi piace l’alba , quando ancora la luce non è arrivata.
I pensieri del mattino possono anche non essere sempre belli e sereni.
Spesso la vita non ce lo concede, ma in quei minuti che precedono la luce del giorno, mi arriva, anche nei momenti peggiori, un soffio leggero.
Quello, spesso impossibile, della speranza.
Quel soffio lo sento solo in quel momento.
Vivo in città, anche se non in una zona rumorosa.
Ma un attimo prima che la vita impazzita di tutti noi abbia inizio, le mamme con i bambini da portare a scuola, un motore di un’auto che si avvia, perché si deve andare al lavoro, il silenzio si trasforma nel rumore di fondo delle città, quel soffio di speranza diventa quasi impercettibile.
Bisogna far posto al fare, sistemare, affrontare i problemi quotidiani, a volte pesanti come macigni.
Devo farlo, come tutti, mi innervosisco, con il primo giornale radio, la giornata prosegue tra notizie che non riescono a lasciarmi indifferente, ho questo difetto.
L’unica cosa che mi dà conforto e sperare quando mi addormenterò che arriverà una nuova alba.
Sempre che la vita mi offra questa possibilità, ovviamente.
Mi addormento sperando che la notte passi presto, per tornare a vedere e a godermi quei minuti che anticiperanno il nuovo giorno, sempre con il mio caffè , la mia gatta, i piedi sulla ringhiera, a pensare!
Ma anche se non so scrivere poesie una poesia la condivido, dedicata all’alba:
Alba in città
(Diego Valeri)
Ai confini della città
Quattro fanali dimenticati,
tutti soli e trasognati,
per la lunga strada vuota
due di qua, due di là
sotto un cielo color di mota.
Su l’asfalto del pavimento
lustro come una cerata,
quattro sprazzi di verde argento.
Dentro l’aria addormentata
un lontano rotolamento
di carrozzone che se ne va.
21 agosto 2024 🐈gattapazza

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