Musical – “Cats” 1983
“Memory” , Betty Buckley

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La musica arriva soprattutto quando la mente è occupata, occupata da cose piacevoli, occupata anche da cose poco piacevoli.
Un momento particolare il mio, giornate complicate, qualche difficoltà, forse anche troppe, ma questo spazio è il mio, devo usarlo, se non riesco a usarlo per scrivere, posso usarlo per condividere.
Condivido musica, questa volta tratta da un musical famosissimo, e , che lo dico a fare, 🐈🐈🐈 in qualche modo mi riguarda, “Cats”
Cats è un musical in due atti del 1981 composto da Andrew Lloyd Webber su testi di Thomas Stearns Eliot (con aggiunte di Trevor Nunn e Richard Stilgoe). È uno dei più famosi musical nel mondo ed uno tra i più grandi successi di tutti i tempi per longevità, spettatori e incassi totali. Il musical si basa sul libro di Thomas Stearns Eliot Il libro dei gatti tuttofare (Old Possum’s Book of Practical Cats, 1939; tradotto in italiano nel 1963), raccolta di poesie aventi gatti come protagonisti. Le poesie erano in realtà inizialmente lettere che il poeta scriveva ai suoi nipotini e che vennero poi successivamente pubblicate. Lloyd Webber ha musicato tutte le poesie della raccolta per costruire la storia del musical, oltre a materiale inedito fornitogli dalla vedova di Eliot. Memory, la canzone più famosa del musical, è stata scritta da Trevor Nunn ispiratosi alla poesia di Eliot Rapsodia su una notte di vento.
(da Wikipedia) https://it.wikipedia.org/wiki/Cats
Memory il brano proposto è ispirato alla poesia di
T.S.Eliot “Rapsodia su una notte di vento.“
Mezzanotte.
Per tutti i rettilinei delle strade
Serrate in una sintesi lunare,
Incanti lunari che bisbigliano
Dissolvono i piani della memoria
E tutte le sue chiare relazioni,
Le sue divisioni e precisioni
Ogni lampione che oltrepasso
Batte come un tamburo fatale,
E attraverso gli spazi del buio
La mezzanotte scuote la memoria come
Un pazzo scuote un geranio appassito.
L’una e mezzo
Il lampione sfrigolava,
Il lampione borbottava,
Il lampione diceva “Osserva quella donna
che esita verso di te nella luce della porta
Che s’apre su di lei come un sogghigno.
Vedi l’orlo della sua veste com’è strappato e sporco di sabbia,
E vedi l’angolo del suo occhio
Come si torce come uno spillo storto.”
La memoria rigetta e dissecca
Un ammasso di cose distorte;
Un ramo curvo sotto la pioggia
Tutto consunto e polito
Come se il mondo portasse in superficie
Il segreto del tuo scheletro,
Rigido e bianco.
Una molla rotta nel cortile di una fabbrica,
Ruggine che s’afferra alla forma che la potenza ha lasciato
Dure e arricciata, e pronta a spezzarsi.
Le due e mezzo,
il lampione disse:
“Nota il gatto che si stira nello scolo,
che cava la lingua
e divora un boccone di burro rancido”.
Così la mano del bambino, automatica,
scivolò fuori e mise in tasca un giocattolo che correva lungo il molo.
Non potei veder nulla oltre l’occhio del bambino.
Ho visto occhi nella strada
che tentavano di spiare attraverso le imposte illuminate,
e un pomeriggio un granchio in uno stagno,
un vecchio granchio pieno di parassiti sulla schiena,
che s’aggrappava alla punta dello stecco che gli tendevo.
Le tre e mezzo,
il lampione sfrigolava,
il lampione borbottava nel buio.
Il lampione ronzava:
“Guarda la luna, la lune ne garde aucune rancune,
strizza il suo occhio languido,
sorride agli angoli,
liscia la chioma dell’erba.
La luna ha perduto la memoria.
Un vaiolo slavato le screpola la faccia,
attorce con la mano una rosa di carta,
che profuma di polvere e d’eau de Cologne,
è sola,con tutti gli antichi profumi notturni
che le incrociano e incrociano dentro il cervello.”
Il ricorso sopraggiunge
di secchi gerani senza sole
e polvere nelle crepe,
profumi di castagne nelle strade,
e odori di donna nelle stanze chiuse,
e di sigarette nei corridoie di cocktail nei bar.
Il lampione disse,
“Le quattro,
Ecco il numero sulla porta.
Memoria!
Hai la chiave,
La piccola lampada getta un cerchio di luce sulla scala.
Sali.
Il letto è pronto; lo spazzolino è appeso al muro,
Posa le scarpe davanti alla porta, dormi, preparati alla vita.”
L’ultimo spasimo del coltello nella ferita.
14 marzo 2025 🐈gattapazza

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