
Eccoti, ti guardo in questa foto, bello e giovane, la guerra è finita sono i primi anni cinquanta.
Giovane operaio, felice di avere un lavoro, felice di una guerra lasciata alle spalle, libero di ridere, di girare con la tua moto, di ballare con le ragazze, di uscire con gli amici, di poter manifestare le tue idee senza rischiare la galera.
Avevi da adolescente lavorato con un colonnello inglese, me ne parlavi, definivi gli inglesi, ironici, capaci di godersi la vita e “liberi”, non come noi italiani sempre un po’ bigotti e con visioni ristrette.
Penso che questo un po’ ti abbia lasciato un segno anche se definirti era difficile.
Gli altri, parenti, amici ti definivano un ribelle indisciplinato, ateo e comunista.
Ma mi dicono che non mangiavi bambini, anzi, eri giovane e generoso, sempre a disposizione di chi ne aveva bisogno.
Sull’ateo sono sempre stata perplessa, perché eri tenero con le persone fragili, sempre, tenero e pieno di calore umano, forse il tuo Dio lo conoscevi, ma non volevi dargli etichette, se poi lo vedevi in chi aveva bisogno di aiuto, beh direi di rivedere questa definizione. Che dici? Anche perché le etichette ti facevano schifo, tutte, a chiunque venissero appiccicate.
Eri avanti, eri oltre, odiavi le discriminazioni di qualsiasi tipo, avevi amicizie ovunque o con chiunque, che fossero preti o poliziotti, ladri o puttane, chirurghi o pescatori, travestiti o politici di rango, neri ,gialli,verdi o blu.
Dicevi tutti sono uguali e ci credevi, anzi ti comportavi di conseguenza.
Eri uno sportivo, otto anni di boxe, poi ti disse il tuo preparatore di lasciar perdere, perché ” non eri abbastanza cattivo”, seppure eri forte dal tuo metro e ottantasette.
Bello!!! Si, e ti piacevano molto le donne, tanto.
Ti fidanzavi a casa spudoratamente con molte ragazze, cercando di sfuggire ai controlli dei loro genitori, rifilavi anelli di fidanzamento, ma alla fine eri sincero e glielo dicevi alle ragazze che no! Non le avresti sposate, mi hai sempre detto che fino in fondo non riuscivi a mantenere le bugie.
La tua moto, che ti portava ovunque, allergico a feste e a parenti, tua madre diceva che eri “ingovernabile”, ma alla fine ti amava per quello.
Lei donna altera e severa, amava questo figlio indisciplinato che la notte scappava dalla finestra per andare a fare l’amore.
Nessuno è riuscito mai e dico mai a contenerti, anche dopo aver dimostrato la tua grande creatività e genialità , usavi queste doti per fare quello che piaceva a te, non quello che piaceva agli altri.
Non eri rispettoso dei potenti e dei prepotenti, a volte eri strafottente e ironico, proprio con chi pensava per “status” di essere un palmo sopra di te.
Dicevi che siamo tutti uguali, se qualche coglione pensa di valere più di un altro conferma di essere un coglione.
In questa foto però hai negli occhi la speranza dei giovani di quell’epoca, che vedevano un futuro fatto di prosperità e di pace.
Sai, non è andata proprio così, quel sorriso io non lo vedo nei giovani oggi, seppur belli e forti.
Una piega triste attraversa a volte il loro volto, il futuro è oscuro oggi, sai?
In quella foto io ancora non ero, non c’ero, però ti dovevo scrivere questa lettera, perché le cose stanno cambiando come tu non avresti voluto.
Questa lettera non ti piacerà fino in fondo, perché ti descrivo come un ragazzo speciale, protesteresti per questo, anche perché non eri perfetto, anzi, proprio la tua ingovernabilità a volte ha creato problemi anche a chi ti amava.
Ma nessuno è perfetto nemmeno tu lo eri, ma eri tu!!!
Ciao papà.
19 marzo 2025 🐈gattapazza


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