
Immagine generata con AI
C’e’ una cosa verso la quale molti di noi hanno una sorta di pudore, non si nomina, non se ne vuole parlare, eppure ci riguarda ed è la morte, la fine, l’assenza.
I poeti, loro sì, la nominano, la guardano, con la poesia la si può trasformare in canto, in parole, anche con il dolore loro la maneggiano.
Oggi sono andata al cimitero, ci vado quando voglio, non c’e’ una data, un momento, capita e vado.
Lì dove sono sepolti i miei genitori, la foto del loro matrimonio, erano belli e giovani e soprattutto felici.
Siamo nel dopoguerra ed erano ragazzi felici, pieni di progetti, avevano conosciuto la guerra, avevano fumato le prime sigarette portate dagli americani.
Alcuni amici mi dicono che loro non vanno al cimitero, perchè comunque le persone che hanno amato non sono lì.
Io non la vivo così, che sia un cimitero o il luogo dove si sono sparse le ceneri di qualcuno, in quel luogo fisicamente c’e’ quello che “resta” delle persone che abbiamo perso.
Un luogo che “vediamo”, perciò non metafisico, ma fisico, che viviamo con i nostri sensi , pertanto lì, chi non c’e’ più c’e’ ancora.
Descrivo sensazioni, potrei confondermi, ma oggi la sensazione era particolare, c’era il sole, la gente che pregava, chi sistemava fiori, tutto questo ha un senso profondo e importante.
D’altra parte tutte le culture riservano alla cura e al ricordo dei defunti uno spazio importante.
Non vuole essere triste quello che scrivo, anzi, mentre ero lì a guardare la loro foto, mi è venuta in mente la vecchia canzone che amavano, anzi la canzone che mio padre (stonato) cantava a mia madre e dopo il loro matrimonio continuava a cantargliela persino al telefono.
Eppure mia madre ha avuto un periodo lungo e duro di sofferenza, ma poi è tornata ad esserci per mio padre e per me.
Ed ecco che arriva il ricordo, erano già anziani, dopo una delle solite scaramucce domenicali, (litigavano di domenica, per poi ridere insieme la sera), eravamo a cena e appena finito, avevano iniziato a cantare, ridendo, la “loro” vecchia canzone, stonavano parecchio e io mi divertivo, anche se cominciavo a vederli fragili, con le loro malattie, loro cantavano.
Rifletto che la vita è così, un’altalena continua di dolori che ti spezzano e di momenti anche buffi a fare da intermezzo.
E allora l’ho cercata la canzone.
“La più bella del mondo”, Teddy Reno
29 aprile 2025 🐈gattapazza


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