
Accendo la tv, conferenza stampa di Trump con Zelensky, Sua Altezza gatta Lucrezia sale sul tavolo e osserva.
Una gatta diffidente come tutti i gatti, non credono a nulla se non alle crocchette, al cibo, al sole che li scalda, alla vita vissuta ogni minuto, non credono nemmeno alla morte perché non la conoscono, le crederanno quando arriverà.
La saggezza gattesca le fa supporre di essere davanti alla solita pantomima, ora, alle 19.30, quando ancora tutto deve accadere.
Allora vigila su umani in giacca e cravatta che per lei non sono differenti dai suoi schiavi (noi), dagli amici dei suoi schiavi, dalla signora che sistema il condominio, dagli abitanti rumorosi che la mattina portano in giro i cani, lavorano, i bambini che vede andare a scuola.
I gatti sanno cos’è l’uguaglianza, alla fine per loro siamo tutti abbastanza coglioni, non fa sconti nemmeno ai potenti.
Lucrezia è un gatto!
Lei può.
Lei ha capito.
Lei non si fida.
Dovremmo farlo anche noi.
I gatti sono maestri nel giudicarci.
E ci giudicano, potenti compresi, ci giudicano male.
Non sbagliano, si sa, l’istinto non sbaglia mai.
E io davanti alla tv con un briciolo di speranza (poca) che si risolva qualcosa.
Lucrezia si stira e mi guarda, “e’ ora di cena umana, muoviti e dammi le crocchette”, “questi tipi mi annoiano”!
Vado!
18 agosto 2025. 🐈⬛gattapazza

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