Sei nata in un giorno freddo,
bambina, vendevi farina insieme ai tuoi fratelli,
la guerra tuonava con eco di sirene,
sicuramente ridevi, i bambini ridono,
anche con le bombe,
niente ti toglieva il sorriso,
poi la guerra è finita,
cantavi canzoni americane,
sei diventata donna e bella come un’attrice,
lui con la sua moto e l’aria scanzonata,
l’amore e la speranza di una vita nuova,
il desiderio di un figlio e qualche anno di attesa,
poi una bambina tra le braccia,
prima la gioia poi il buio,
quella bambina che non riconoscevi più,
si era persa nei tuoi occhi spenti e segnati,
parlavi con il vuoto,
vedevi cose che altri non vedevano,
le fasce che ti contenevano,
i segni sulla fronte,
le stanze d’ospedale,
ti chiamavo e tu non c’eri,
il tuo mondo ci era sconosciuto,
la follia ti parlava e ti portava via,
freddo nelle mie mani piccole,
freddo in quelle stanze,
il suono della tua voce lontana,
il tuo nome era per me dolore,
madre sconosciuta e persa,
poi la vita ha vinto e sei tornata dall’oscurità,
ho riconosciuto il tuo profumo,
i tuoi occhi hanno riconosciuto me,
il primo abbraccio vero,
dal quale non ci siamo più sciolte.
Nemmeno la morte ti ha allontanato,
non può farlo,
non glielo permetterò,
ci ritroveremo nel vento di mare,
canteremo canzoni americane,
oggi come sempre festeggerò,
la rosa poggiata accanto alla tua foto,
illuminerà i tuoi occhi neri,
sarà ancora vita.
Paola


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